2:8 Ecco la voce del mio diletto! Ecco, egli viene saltando sui monti, balzando sui colli.
2:9 Il mio diletto è simile a una gazzella o ad un cerbiatto.
Eccolo, egli sta dietro al nostro muro, guarda dalle finestre, lancia occhiate attraverso l’inferriata.
2:10 Il mio diletto mi ha parlato e mi ha detto: Alzati, amica mia, mia bella, e vieni!
2:11 Poiché, ecco, l’inverno è passato, la pioggia è cessata, se n’è andata.
2:12 I fiori appaiono sulla terra, il tempo del cantare è giunto, e nel nostro paese si ode la voce della tortora.
2:13 Il fico mette fuori i suoi fichi acerbi, e le viti in fiore diffondono una soave fragranza.
Alzati, amica mia, mia bella, e vieni.
2:14 O mia colomba, che stai nelle fenditure delle rocce, nei nascondigli dei dirupi,
fammi vedere il tuo viso, fammi udire la tua voce, perché la tua voce è piacevole, e il tuo viso è leggiadro».
2:15 Prendete le volpi, le piccole volpi che danneggiano le vigne, perché le nostre vigne sono in fiore.
2:16 Il mio diletto è mio, e io sono sua; egli pascola il gregge fra i gigli.
2:17 Prima che spiri la brezza del giorno e le ombre fuggano, ritorna, o mio diletto,
e sii come una gazzella o un cerbiatto sui monti che ci separano.
( Cantico 2:08 – 2:17 )
APPUNTI
Il corpo, che ha perso la sua funzione, non riesce più a comunicare. L’immagine non rispecchia quello che dovrebbe essere chiaramente visibile. La sensazione descritta di essere prigioniere nel proprio corpo. Confrontarsi con un paziente con un handicap, che capisce quello che dico io, ma io che non capisco lui e non capisco ne anche che lui invece ha mi ha già capito. E come in un svenimento, all’improviso, ho sentito l’idea di presentare questo corpo nudo, solo coperto con un lenzuolo, quasi insensibile e facile da fraintendere. Non volevo ostentare questo corpo. Come rappresentare in una fotografia la bellezza di questo corpo senza essere crudele ma rimanendo rispettosa. Come faccio comunicare questo corpo che non ha alcuna possibilità di parlare nella nostra linguaggio abituale? Cerco di privare il corpo della sua funzione reale, di renderlo astratto in un immagine. Come comunicavo da bambina quando non avevo ancora imparato a comunicare ? Parlavo con le mani e i piedi. Disegnavo, dipingevo. In questo modo si riesce asollevare il corpo ad un altro livello di comprensione. L’estensione concettuale del Cantico dei Cantici conferisce un senso profondo e vedo colori e corpi decorati che abbracciano questo corpo. É lui, bello, davanti ai miei occhi.